lunedì 16 febbraio 2015

Intervista a Cesarina Ferruzzi, Direttore Commerciale di Ambienthesis, in occasione della fiera Ecomondo 2014 di Rimini.

Intervistatore: Dott.ssa Ferruzzi quali sono gli aspetti innovativi dell’azienda che lei rappresenta?


Cesarina Ferruzzi: Ci stiamo  concentrando su nuovi sviluppi a livello di tecnologie per bonifiche ambientali; stiamo portando avanti un disegno molto ambito  in una zona vicino Milano, Sesto San Giovanni,  effettuando una bonifica di grande risonanza con impianti mobili che consentono di trattare i terreni inquinati in sito evitando trasporti esterni che complicherebbero la viabilità e la situazione ambientale. Il trattamento di “lavaggio” dei terreni permette di eliminare le sostanze tossiche ivi contenute, in modo tale che gli stessi possano essere utilizzati in loco, riportando le caratteristiche a valori di soglia di contaminazione entro i limiti di concentrazione per aree ad uso industriale, commerciale o verde pubblico, privato e residenziale.
Trattasi di tecnologie molto sofisticate che vengono  inserite nel contesto delle contaminazioni dei terreni e che  comportano un duplice risparmio: un costo  contenibile e l’eliminazione del dover portare al di fuori del sito  i terreni per essere conferiti  in discarica o ad altri recuperi, con svantaggi in termini  di trasporto  e conseguentemente di inquinamento,  nonché di viabilità e condizione ambientale.  E, infine,  consentono di lasciare un territorio consono alle regole di sviluppo locale,  gli sviluppi ambientali, piuttosto che agli sviluppi a livello di produzione, sia urbanistica che industriale. 

lunedì 15 dicembre 2014

Cesarina Ferruzzi: il settore ambientale ha bisogno di una burocrazia più semplice

Secondo Cesarina Ferruzzi, Responsabile Sviluppo di Ambienthesis, il settore ambientale è in piena crescita, ma il suo operato è spesso condizionato dalla burocrazia. 
Ai microfoni di Green Biz, che l’ha intervistata in occasione di Ecomondo 2014, la manager ha sottolineato l’urgenza di una semplificazione amministrativa nel settore green.
Ambienthesis ha ottenuto il Premio VedoGreen - eccellenza verde nell’innovazione, che le è stato conferito nell’ambito dell’evento “Aspettando Expo 2015, Green Economy 2.0”.
L’azienda è impegnata nella bonifica di due siti “caldi” come l’area ex Falck di Sesto San Giovanni (MI) e l’area ex Alumix di Portovesme (CI).
Durante l’intervista, Cesarina Ferruzzi si è soffermata ad illustrare l’attuale situazione degli operatori del settore ambientale a causa dei rallentamenti della burocrazia. L’entusiasmo degli imprenditori, i quali sono pienamente disposti ad investire, viene frenato da un “coacervo di normative” tra le quali essi si perdono. Ogni ente o istituzione ha le sue norme: Asl, province, regioni, ecc. Gli operatori devono agire in conformità con ognuna di queste leggi. 
Cesarina Ferruzzi riporta l’esempio del recente investimento di Ambienthesis in Puglia, a Barletta, nel quale si trova una discarica con annesso impianto di inertizzazione di rifiuti industriali. Per far partire l’attività pugliese, l’azienda ha impiegato quattro anni. Questo, dice la Responsabile dello Sviluppo di ATH, “non è fare ambiente, è bloccare”. Secondo la manager, nei casi in cui la salute è una priorità, e ambiente e sicurezza devono essere tutelati, l’operatore deve essere lasciato libero di agire, nel rispetto delle norme di legge.

Per l’intervista completa di Cesarina Ferruzzi e maggiori informazioni sul tema della semplificazione legislativa in ambito green visitate il link:
http://www.greenbiz.it/panorama/interviste/12187-burocrazia-green-economy-cesarina-ferruzzi

martedì 18 novembre 2014

Sviluppo industriale sostenibile

Si sente parlare sempre più spesso di sviluppo industriale sostenibile, il quale però viene ancora inteso in una concezione ormai superata, ovvero come semplice protezione ambientale. Ciò a cui deve invece far riferimento è una sorta di motore economico che sta assumendo un ruolo di importanza in continua crescita per le economie locali di ogni paese. Per poter continuare questo trend positivo è necessario sviluppare una coscienza in tal senso e le aziende devono concentrare i propri investimenti nel settore della ricerca e delle nuove tecnologie. Ciò diventa ancora più importante quando si parla di bonifiche di siti contaminati, in cui tecnologia – intervento umano diventano imprescindibili l’uno dall’altro e in grado di generare effetti particolarmente positivi nella gestione dei rifiuti.

Una corretta gestione è necessario che si focalizzi su quattro punti cardine, le cosiddette quattro R: riduzione, riuso, riciclo e recupero. Favorevole a questa linea di pensiero anche Alberto Azario, Presidente di Ambienthesis, società che può vantare oltre vent’anni di esperienza nel settore delle bonifiche ambientali e con all’attivo la riqualificazione completa di circa 150 aree inquinate: tra i principali interventi risaltano le zone di interesse nazionale dell’area ex-Falk di Sesto San Giovanni in provincia di Milano e quella dell’ex-Alumix a Portovesme in Sardegna. Secondo il manager un altro aspetto fondamentale da non sottovalutare quando si parla di bonifiche è la formazione degli addetti, i quali sono tenuti ad essere sempre aggiornati rispetto le ultime novità e tecnologie in materia. La collaborazione che l’azienda ha stipulato con università ed istituti di ricerca, mirata a formare personale altamente specializzato, è un ulteriore punto da promuovere per ottenere un modello imprenditoriale green oriented a tutela dell’ambiente e della vita.

giovedì 24 luglio 2014

Cesarina Ferruzzi presenta gli ultimi interventi del Governo in materia di bonifica

Come già sottolineato in numerosi articoli ed interventi in passato, l’Italia è governata da una burocrazia che, nel corso degli anni, si è sempre dimostrata lenta e pesante. Negli ultimi tempi però sembra che si stia verificando un’inversione di tendenza, nel senso che sempre maggior attenzione viene dedicata al settore e gli interventi si sono dimostrati un po’ più snelli e frequenti.

Seguendo il susseguirsi degli avvenimenti si incontra il decreto legge denominato “Destinazione Italia”, proposto il 23 Dicembre 2013 e convertito in seguito nella legge n. 9 del 21 Febbraio 2014: all’interno del provvedimento sono presenti alcune norme di recente introduzione riguardanti la realizzazione di siti di interesse nazionale (cosiddetti SIN). In particolare l’articolo 4 predispone delle misure in favore di bonifiche di siti contaminati appartenenti ai SIN e ne rivoluziona la precedente normativa, introducendo l’articolo 252 bis al Decreto Legislativo n. 152 del 3 Aprile 2006, consentendo al Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico di stipulare accordi di programma e di conversione industriale, con il benestare della regione interessata, con i proprietari delle aree contaminate  (o altri soggetti che risultino interessati dall’accordo, anche nel caso si tratti degli stessi responsabili della contaminazione) per promuovere la riqualificazione dei siti, garantendo condizioni di sicurezza sanitaria e ambientale volti a rilanciare economicamente i territori interessati e il loro riutilizzo in ambito produttivo.

Alle aziende sottoscriventi gli accordi di programma è concesso un credito di imposta per acquistare beni strumentali. In questo senso si muove anche il Documento di economia e finanza 2014 (DEF 2014) approvato in Aprile che sancisce lo svolgimento di tre azioni, da effettuarsi entro Novembre 2014: entro tale data dovrà essere effettuato il censimento del fabbisogno e la realizzazione di interventi di bonifica per SIN inquinati, prevedere la semplificazione per le procedure inerenti gli interventi di risanamento ambientale, la riduzione dei tempi di intervento per la riparazione e il risanamento posti a carico dei responsabili, oltre a incentivare gli investimenti per la reindustrializzazione.

Anche il Ministro Galletti, nel corso di un’audizione alla Commissione Ambiente della Camera, sostiene la necessità dello snellimento delle procedure necessarie per i progetti di bonifica e dell’introduzione di specifiche per indicare gli obiettivi da raggiungere e secondo quali modalità. Il Ministro prende ad esempio il caso della bonifica di Marghera che “ha introdotto efficaci elementi di semplificazione procedurale ed ha facilitato la conclusione dei procedimenti di bonifica”. Approvata anche la risoluzione congiunta tra PD e Movimento 5 Stelle in cui il Governo si impegna a destinare le risorse della Programmazione 2014-2020 dei fondi di sviluppo regionale e delle risorse del fondo sviluppo e coesione, per la bonifica e la riqualificazione dei SIN valorizzandoli sia per quanto riguarda la competitività, sia per quanto riguarda l’occupazione.   

venerdì 18 luglio 2014

Cesarina Ferruzzi e la Green Economy

Per Green Economy si intende un vero e proprio modello di sviluppo economico ed imprenditoriale che sia sensibile alle tematiche riguardanti l’impatto ambientale, ovvero i potenziali danni provocati all’ambiente, in modo da poterlo monitorare e contenerlo entro limiti sostenibili.

Negli ultimi anni il tema dell’Economia Verde è stato proposto e riproposto a tutti i livelli, anche quello politico, accrescendo la convinzione che sia l’unico modello possibile da adottare nelle economie future, come esposto dall’Onorevole Prestigiacomo, la quale sostiene che “questo nuovo vento porterà un cambiamento nella direzione dell’eco sostenibilità associata ad obiettivi economicamente plausibili, cioè accettabili sul piano logico”.

Anche le attività di Waste Management, bonifica di siti e depurazione di acque inquinate devono necessariamente riservare un occhio di riguardo per garantire il minimo impatto ambientale possibile; le società che operano in questi settori sono un potente mezzo per lo sviluppo della Green Economy, presentando un duplice collegamento con essa: infatti aziende come quelle rappresentate da Cesarina Ferruzzi, Gruppo Green Holding, da un lato nascono con l’intento di preservare l’ambiente tramite il loro operato e dall’altro potrebbero essere considerate impattanti sull’ambiente, benché a minimi livelli. Si profila quindi la necessità di non investire solamente nella progettazione e nello sviluppo di nuovi impianti, ma anche nella riqualificazione dei materiali che potranno poi in seguito essere riutilizzati invece che smaltiti. Purtroppo, nonostante l’appoggio dell’opinione pubblica e delle amministrazioni locali, manca un sistema di regolamentazione, programmazione e direzione a livello centrale, conseguenza di un susseguirsi, da ormai trent’anni, di governi poco attenti al tema e in grado di produrre solamente un groviglio di cavilli burocratici e legislativi destinati a complicare non poco la situazione. Le imprese che operano nella difesa dell’ambiente devono quindi ottenere una maggior attenzione da parte di istituzioni e operatori economici: tramite piani nazionali e/o regionali di gestione ecosostenibile dei rifiuti urbani, di bonifica di siti contaminati, di potabilizzazione e depurazione di acque si potrebbero produrre contributi molto importanti a sostegno della difficile situazione economica in cui ci troviamo.

Le aziende di categoria sono però quasi sempre trattate in modo ostile, benché presentino tutte le documentazioni necessarie a svolgere l’attività, come le certificazioni ambientali, le iscrizioni ad appositi albi e modelli organizzativi interni basati sulla responsabilità degli amministratori. Nelle aziende attive in questo settore la formazione è continua, volta a garantire la maggior qualità possibile nei servizi, nei processi, fornendo un valore aggiunto all’interno della comunità in cui le aziende sono chiamate ad operare. Sono però necessari strumenti agevolativi dedicati alle suddette aziende in modo da consentire un investimento continuo nella ricerca e nelle tecniche utilizzate, per consentire una maggior difesa dell’ambiente in cui viviamo tutti noi. Si può pensare di creare una rete di imprese in grado di fare fronte comune nel corso dei vari interventi istituzionali (presso Governo, Parlamento, Confindustria ecc…) e per valorizzare le attività e la professionalità di chi opera nel settore, aprendo le porte anche ad altre strutture che operino in settori affini e “confinanti”, unendo le forze per una presa di coscienza comune.    

martedì 8 luglio 2014

Bonifiche industriali al palo

Da "Il Sole 24 Ore" del 19 settembre 2013

Tra crisi economico-immobiliare e lacci burocratici, il settore delle bonifiche in Italia è paralizzato. Eppure è proprio dalla riqualificazione del territorio che passa un nuovo sviluppo industriale sostenibile. Sono i temi al centro, da ieri e fino al 20 settembre a Ferrara, di RemTechExpo 2013, il salone specializzato nelle remediation technologies (le tecnologie di risanamento del suolo) alla sua settima edizione.

«La crisi ha messo a nudo che non c'è più spazio per un modello industriale che si sviluppi a discapito dell'ambiente e della salute. Bonificare, recuperare, valorizzare i vecchi siti inquinati significa rilanciare l'impiego e la crescita del Paese», sono le parole del ministro dell'Ambiente Andrea Orlando al taglio del nastro.
«Il nostro comparto va considerato a tutti gli effetti un'industria produttiva, le nostre imprese sono strumento per lo sviluppo della green economy del Paese, così invece finora non è stato», sottolinea Cesarina Ferruzzi, presidente Anida, l'associazione nazionale 150 aziende rappresentate, in un universo di 156mila, per 415mila addetti nei servizi ambientali (un migliaio di imprese di bonifiche siti e altre 2.800 nella bonifica amianto).
«In Italia, invece – prosegue Cesarina Ferruzzi - la difficoltà a costruire impianti di smaltimento ci costringe a far lavorare i rif
iuti non riciclabili all'estero e le normative sono farraginose e la burocrazia biblica».

Motivi per cui l'industria della remediation sta puntando sempre più all'estero, dall'Est Europa all'ex Urss, dal Brasile ai Paesi arabi e ovunque ci sia forte sviluppo immobiliare, dopo il crollo dell'80% delle bonifiche in Italia negli ultimi cinque anni. Saranno le attività oltrefrontiera a trainare in effetti il business di un'impresa leader nel settore, la quotata torinese Ambienthesis (a Orbassano ha la più grande piattaforma in Italia per trattare rifiuti industriali), che conta di raggiungere i 100 milioni di fatturato (70 1'anno scorso) entro il 2014, passando dai pochi punti di export attuali al 10-15%, «grazie al Golfo Persico e ai Balcani», commenta l'ad Pier Giorgio Cominetta.